sabato 4 febbraio 2012

Intervista a Vania Castelfranchi sul Metodo ESOTEATRALE

da LUNGOTEVERE.ORG di Gennaio 2012
<http://www.lungotevere.org/index.php/musica-e-spettacoli/teatro/16471-teatro-ygramul-vania-castelfranchi-spiega-lesoteatro?format=pdf>
 Roma, 28 gen 2012 - Vania Castelfranchi, direttore artistico del Teatro
Ygramul, racconta l'esperienza dell'esoteatro, metodo al quale si ispira lo
spettacolo in scena in questi giorni, e il 18 e 19 febbraio,
"Affabulazione".

Lo spettacolo "Affabulazione" è nato da una ricerca legata ad un metodo che si chiama esoteatro e fondamentalmente nasce dall'esigenza di affrontare delle tematiche importanti sociali, in questo caso il turismo sessuale e la piaga della pedofilia. Per noi affrontare questi temi comporta andare nei luoghi e nei paesi dove tali problemi sono più in vista. Nel 2007 decidemmo di affrontare il turismo sessuale scoprimmo con delle ricerche che l'isola di Bali è il luogo dove più al mondo si concentrano questo tipo di turismo e la pedofilia, perchè non ci sono delle leggi adatte a difendere i bambini e le ragazze. Andammo lì a fare un percorso di ricerca in cui portavamo uno spettacolo in strada, per le scuole, nei villaggi, nelle città con l'aiuto di persone che lavorano sul territorio come sociologi e psicologhe che lavoravano con bimbi che avevano subito abusi e questo ha formato l'idea di ritorno dello spettacolo qui a Roma. Avevamo già in mente di lavorare sul testo di Pasolini "Affabulazione" che parla dell'abuso patriarcale sulla giovinezza del figlio ovvero un abuso maschile sull'ingenuità e la vitalità della giovinezza.

Son rimasta incuriosita dalla definizione di esoteatro: in cosa consiste?


L'esoteatro è un metodo che abbiamo creato noi nel corso di questi anni che vorremmo pubblicare, sperando il prossimo anno di fare uscire il libro ed è una metodologia che si basa da un lato dal teatro antropologico creato da Eugenio Barba, Grotowski, ma sviluppa il percorso dell'antropologia teatrale legato al concetto dell'esoscheletro degli insetti. Quindi il nostro esercizio si ispira a quell'evoluzione che in maniera poetica porta gli insetti a sviluppare il loro scheletro, invece che internamente, come una corazza esterna e perciò le ossa sono il segreto da tirar fuori, da tenere a vista. Gli attori lavorano, infatti, su esercizi che portano all'evoluzione dell'ossatura interna

Lo spettacolo sarà rappresentato proprio dalla compagnia del teatro Ygramul, può dirci qualcosa di più?

Questa compagnia è un gruppo misto: all'interno vi sono persone come me che hanno fatto l'esperienza di Bali in Indonesia e che sono fondatori del gruppo e seguono da anni questa ricerca. Ci sono anche persone che si sono avvicinate al gruppo due anni fa e hanno cominciato a seguire il percorso di ricerca da due anni. Altre vengono dai laboratori del nostro teatro, perchè il nostro teatro è aperto al pubblico il sabato e la domenica ma durante la settimana è una scuola teatrale in cui noi insegniamo sia ad amatoriali che professionisti il nostro metodo. Infine ci sono alcune persone che vengono dai laboratori o qualcuno che viene più semplicemente da un provino che abbiamo fatto l'anno scorso, perchè volevamo attori nuovi che rinvigorissero le energie. Quindi è una grande unione fra esperienze molto diverse e attori che hanno storie molto differenti.

Questa è la prima rappresentazione in Italia che fate dopo l'esperienza di Bali?

No. Questo spettacolo ha già avuto quattro studi differenti con quattro gruppi di attori che non sono cambiati totalmente però nelle varie versioni uno o due ruoli sono sempre cambiati e anche la drammaturgia si è modificata molto. Questo probabilmente è lo spettacolo definitivo. nel senso che non andremo avanti con gli studi. Gli spettacoli di ricerca evolvono negli anni: la prima volta lo spettacolo era in scena fine 2008 inizi 2009 quando appunto siamo tornati da Bali e abbiamo elaborato il percorso di viaggio fatto nel 2007 . A mano a mano è nato poi il secondo, il terzo, e questo è in qualche modo il quarto livello di ricerca che noi facciamo sullo spettacolo e probabilmente ci fermeremo a questo e cercheremo di farlo vivere il più possibile a Roma e se possibile anche in altre città.

E' interessante il fattore di "ricerca" che supera il concetto di riadattamento teatrale.

L'idea essendo legata all'antropologia teatrale è appunto quella di perseguire un tema e quindi in qualche modo non abbiamo mai una risposta definitiva, come un giusto ricercatore, noi seguiamo una tematica e pian a piano la sviluppiamo con la ricerca degli attori in prova ma anche con l'incontro del pubblico perchè per noi incontrare il pubblico è una forma di dibattito e discussione. Spesso quando facciamo lo spettacolo mostriamo anche il video della nostra esperienza a Bali, a volte delle mostre fotografiche dello spettacolo del viaggio e comunque sono modi in cui si formano dei momenti di dibattito e discussione che crea l'avanzamento della ricerca e del pensiero. Inoltre essendo una rappresentazione legata al teatro Pasoliniano ancor di più il testo è un testo poetico che non dà risposte ma pone domande, apre dubbi e come diceva Pasolini "apre la domanda". Non abbiamo una risposta definitiva, anzi, è una visione di un evento molto tragico come quello di un padre che si appropria di un figlio e lo porta alla morte e noi ci domandiamo perchè tutto questo spinge il padre a farlo, perchè la sua forza, la società in cui vive spinge la società a far questo.

Voi come teatro, come compagnia teatrale vi occupate anche di "terzo teatro". Può darne una definizione?

E' una parte del teatro che riguarda anche l'antropologia teatrale e in generale anche il teatro di ricerca nato sotto i percorsi di Grotowski e Barba. E'un teatro che era molto potente negli anni '70 purtroppo a mano mano è andato sfumando, oggi in Italia sono rari gli spettacoli di terzo teatro e riguardano appunto il percorso della ricerca in generale e molto quello del teatro antropologico che è un teatro creato per disorientarsi, porsi delle domande innovative. Il teatro antropologico è nato per mostrare i propri strumenti. Ad esempio per noi il teatro occidentale è la commedia dell'arte, il teatro elisabettiano ma esistono forme totalmente differenti di ritmo, di uso del corpo, della voce, questo destabilizza, disorienta, pone delle grandi domande e questo fa parte della ricerca del terzo teatro.

Quindi l'esoteatro si può dire che è una evoluzione del terzo teatro?

E' una branca, è la nostra lettura del teatro, il nostro metodo.

Che cosa vi aspettate da questa rappresentazione?

Siccome sono spettacoli molto rari mi piacerebbe avere una forte accoglienza di pubblico, non perchè il numero conti tanto, ma proprio perchè ci serve un abbraccio caloroso. E' un lavoro molto faticoso di grande sacrificio e resistenza. Noi non facciamo spettacoli di commercio, quindi non girano facilmente e allora proprio l'apertura al pubblico di questo nuovo studio, dopo tante prove faticose sarebbe importante fosse un bell'abbraccio. Mi auguro che ci sia tanto pubblico. Dall'altro lato la parte più difficile è che in un momento in cui in Italia girano soltanto spettacoli con uno o due attori, niente scenografia non ci sono più le economie per fare un teatro diciamo complesso, di gruppo, non esistono quasi più gruppi soltanto i grossi teatri ufficiali li hanno. Io mi auguro veramente che ci sia la possibilità per questo spettacolo, che invece è uno spettacolo di gruppo, collettivo dove ci sono cinque attori in scena dove c'è una scenografa e una costumista, una scenografia molto complessa, di farlo girare, di farlo vedere, perchè oggi il nostro teatro muore. Il nostro spazio è accogliente, splendido è quello che noi ci siamo costruiti con forza e fatica ma non è giusto che gli spettacoli vivano soltanto all'interno della nostra casa di ricerca sarebbe bello poterli portare in giro ed è molto dura perchè in questo momento non ci sono le economie in Italia. Non esistono quasi più gruppi ed un grave danno per gli attori anche che non sono più in grado di lavorare in gruppo e soprattutto per i registi e per gli scenografi che non hanno più la possibilità di lavorare su macchine sceniche. Si lavora con una sedia, un tavolino, un leggio veramente una povertà di mezzi assoluta per una persona che studia scenografia alle belle arti, tutto quello che studia non lo può applicare se non al teatro dell'opera.

Alessandra Fantini

sabato 7 gennaio 2012

SEMINARIO di Eso-Teatro alla Torre

SABATO 21 Gennaio ore 10.00 16.00

al CSA LaTorre - via Bertero 13

Costo 20 Euro a Persona

Info e Prenotazioni Cell 3271974360 - ufficioygramul@gmail.com

LABORATORIO TEATRALE

SULLA  MASCHERA E SULLA COMMEDIA DELL'ARTE ALL'ITALIANA

secondo il metodo Esoteatrale

ideato e condotto dal regista Vania Castelfranchi

 Tematiche affrontate:

Attraversamento dei Ruoli principali della Commedia dell'Arte antica
(le sue origini del 1300),di alcune Maschere Balinesi, delle Maschere
Piatte del centro Africa, delle Maschere Mongole e della
'Maschera-Ruolo' del Curandero-Sciamano nelle culture indigene
Brasiliane.

Destinatari:

Da 15 anni in poi.

Minimo 8, massimo 15 partecipanti.

Quella della Commedia dell'Arte all'italiana è una tradizione antica,
che affonda le sue radici nella storia del nostro paese; una
tradizione importante simbolo ancora oggi di una identità,
riconosciuta nel mondo. In quanto tale è fondamentale che essa venga
tramandata, innanzitutto nel suo aspetto culturale: i dialetti, i
caratteri dei personaggi, gli abiti, gli attegiamenti, specchio delle
tante e diverse realtà storiche italiane; in secondo luogo nelle sue
qualità spettacolari, letterarie, teatrali.

Il percorso pedagogico prende le mosse da una riflessione e uno studio
su quello che fu il contesto in cui, dall'alto medioevo in poi, grazie
al teatro giullaresco e popolare, cominciò a formarsi una identità
storica del popolo italiano. Il laboratorio si arricchisce poi di
confronti sull'uso delle maschere che si fa in altre parti del mondo.

Il regista e attore Vania Castelfranchi, grazie a lunghe esperienze di
viaggi antropologici in zone del mondo quali Africa, Brasile,
Mongolia, Indonesia, ha avuto modo di studiare altre e lontane culture
spettacolari e farà sperimentare, attraverso le maschere raccolte nei
viaggi, gli usi delle stesse e le differenze con la tradizione
italiana.

 La didattica verte su un lavoro fisico da parte dei partecipanti che
aiuterà a capire come un corpo d'attore possa modificare se stesso a
seconda della maschera indossata, e su un lavoro narrativo, col quale
ripercorrere storicamente la tradizione della Commedia dell'Arte.

lunedì 7 novembre 2011

Primo Materiale : CARTELLINA STAMPA del GRUPPO

In questo BLOG riporteremo mano a mano
i moltissimi materiale che andranno alla fine a
comporre la creazione del I Volume di Eso-Teatro
(metodologia nascente del regista Vania Castelfranchi).
Questo metodo si è sviluppato ed evoluto grazie
all'esperienza di Vania Castelfranchi nei vari progetti
e percorsi di Viaggio Antropologico, ma soprattutto
grazie al contributo volontario, appassionato ed energico,
vitale e assolutamente generoso dei moltissimi e diversissimi
attori ed artisti che negli anni hanno dato vita
alle molte e diverse stagioni del Gruppo Ygramul
(da prima che nascesse il Teatro, a questi lunghi anni
di gestione dello spazio a San Basilio). Sono molte
le persone da ringraziare, ricordare, e alle quali dedicare
quest'opera nascente... ne ricordiamo solo alcune
tra le molte (forse quelle personalità artistiche che hanno
maggiormente contribuito allo svilppo del metodo avendo
preso parte ai nostri numerosi viaggi):
Monica Crotti, Massimo Cusato, Simone Di Pascasio,
Giulia Filibeck, Valentina Greco, Gloria Imparato, 
Silvano Magnone, Fiammetta Mandich, Daniele Pittacci,
Paolo Parente, Antonio Sinisi, Gabriele Tacchi,
Aida Talliente, Martina Vecchione, Chiara Visca... ecc.
 
Intanto si può scaricare in questo Link
una sintetica Cartellina Stampa
che riassume le linee guida del
Progetto Ygramul ed i suoi
movimenti dalla nascita del Gruppo
sino all'apertura del Teatro nel 2006:
http://dl.dropbox.com/u/26137803/CartellaStampaImmagini.pdf