<http://www.lungotevere.org/index.php/musica-e-spettacoli/teatro/16471-teatro-ygramul-vania-castelfranchi-spiega-lesoteatro?format=pdf>
Ygramul, racconta l'esperienza dell'esoteatro, metodo al quale si ispira lo
spettacolo in scena in questi giorni, e il 18 e 19 febbraio,
"Affabulazione".
Son rimasta incuriosita dalla definizione di esoteatro: in cosa consiste?
L'esoteatro è un metodo che abbiamo creato noi nel corso di questi anni che vorremmo pubblicare, sperando il prossimo anno di fare uscire il libro ed è una metodologia che si basa da un lato dal teatro antropologico creato da Eugenio Barba, Grotowski, ma sviluppa il percorso dell'antropologia teatrale legato al concetto dell'esoscheletro degli insetti. Quindi il nostro esercizio si ispira a quell'evoluzione che in maniera poetica porta gli insetti a sviluppare il loro scheletro, invece che internamente, come una corazza esterna e perciò le ossa sono il segreto da tirar fuori, da tenere a vista. Gli attori lavorano, infatti, su esercizi che portano all'evoluzione dell'ossatura interna
Lo spettacolo sarà rappresentato proprio dalla compagnia del teatro Ygramul, può dirci qualcosa di più?
Questa compagnia è un gruppo misto: all'interno vi sono persone come me che hanno fatto l'esperienza di Bali in Indonesia e che sono fondatori del gruppo e seguono da anni questa ricerca. Ci sono anche persone che si sono avvicinate al gruppo due anni fa e hanno cominciato a seguire il percorso di ricerca da due anni. Altre vengono dai laboratori del nostro teatro, perchè il nostro teatro è aperto al pubblico il sabato e la domenica ma durante la settimana è una scuola teatrale in cui noi insegniamo sia ad amatoriali che professionisti il nostro metodo. Infine ci sono alcune persone che vengono dai laboratori o qualcuno che viene più semplicemente da un provino che abbiamo fatto l'anno scorso, perchè volevamo attori nuovi che rinvigorissero le energie. Quindi è una grande unione fra esperienze molto diverse e attori che hanno storie molto differenti.
Questa è la prima rappresentazione in Italia che fate dopo l'esperienza di Bali?
No. Questo spettacolo ha già avuto quattro studi differenti con quattro gruppi di attori che non sono cambiati totalmente però nelle varie versioni uno o due ruoli sono sempre cambiati e anche la drammaturgia si è modificata molto. Questo probabilmente è lo spettacolo definitivo. nel senso che non andremo avanti con gli studi. Gli spettacoli di ricerca evolvono negli anni: la prima volta lo spettacolo era in scena fine 2008 inizi 2009 quando appunto siamo tornati da Bali e abbiamo elaborato il percorso di viaggio fatto nel 2007 . A mano a mano è nato poi il secondo, il terzo, e questo è in qualche modo il quarto livello di ricerca che noi facciamo sullo spettacolo e probabilmente ci fermeremo a questo e cercheremo di farlo vivere il più possibile a Roma e se possibile anche in altre città.
E' interessante il fattore di "ricerca" che supera il concetto di riadattamento teatrale.
L'idea essendo legata all'antropologia teatrale è appunto quella di perseguire un tema e quindi in qualche modo non abbiamo mai una risposta definitiva, come un giusto ricercatore, noi seguiamo una tematica e pian a piano la sviluppiamo con la ricerca degli attori in prova ma anche con l'incontro del pubblico perchè per noi incontrare il pubblico è una forma di dibattito e discussione. Spesso quando facciamo lo spettacolo mostriamo anche il video della nostra esperienza a Bali, a volte delle mostre fotografiche dello spettacolo del viaggio e comunque sono modi in cui si formano dei momenti di dibattito e discussione che crea l'avanzamento della ricerca e del pensiero. Inoltre essendo una rappresentazione legata al teatro Pasoliniano ancor di più il testo è un testo poetico che non dà risposte ma pone domande, apre dubbi e come diceva Pasolini "apre la domanda". Non abbiamo una risposta definitiva, anzi, è una visione di un evento molto tragico come quello di un padre che si appropria di un figlio e lo porta alla morte e noi ci domandiamo perchè tutto questo spinge il padre a farlo, perchè la sua forza, la società in cui vive spinge la società a far questo.
Voi come teatro, come compagnia teatrale vi occupate anche di "terzo teatro". Può darne una definizione?
E' una parte del teatro che riguarda anche l'antropologia teatrale e in generale anche il teatro di ricerca nato sotto i percorsi di Grotowski e Barba. E'un teatro che era molto potente negli anni '70 purtroppo a mano mano è andato sfumando, oggi in Italia sono rari gli spettacoli di terzo teatro e riguardano appunto il percorso della ricerca in generale e molto quello del teatro antropologico che è un teatro creato per disorientarsi, porsi delle domande innovative. Il teatro antropologico è nato per mostrare i propri strumenti. Ad esempio per noi il teatro occidentale è la commedia dell'arte, il teatro elisabettiano ma esistono forme totalmente differenti di ritmo, di uso del corpo, della voce, questo destabilizza, disorienta, pone delle grandi domande e questo fa parte della ricerca del terzo teatro.
Quindi l'esoteatro si può dire che è una evoluzione del terzo teatro?
E' una branca, è la nostra lettura del teatro, il nostro metodo.
Che cosa vi aspettate da questa rappresentazione?
Siccome sono spettacoli molto rari mi piacerebbe avere una forte accoglienza di pubblico, non perchè il numero conti tanto, ma proprio perchè ci serve un abbraccio caloroso. E' un lavoro molto faticoso di grande sacrificio e resistenza. Noi non facciamo spettacoli di commercio, quindi non girano facilmente e allora proprio l'apertura al pubblico di questo nuovo studio, dopo tante prove faticose sarebbe importante fosse un bell'abbraccio. Mi auguro che ci sia tanto pubblico. Dall'altro lato la parte più difficile è che in un momento in cui in Italia girano soltanto spettacoli con uno o due attori, niente scenografia non ci sono più le economie per fare un teatro diciamo complesso, di gruppo, non esistono quasi più gruppi soltanto i grossi teatri ufficiali li hanno. Io mi auguro veramente che ci sia la possibilità per questo spettacolo, che invece è uno spettacolo di gruppo, collettivo dove ci sono cinque attori in scena dove c'è una scenografa e una costumista, una scenografia molto complessa, di farlo girare, di farlo vedere, perchè oggi il nostro teatro muore. Il nostro spazio è accogliente, splendido è quello che noi ci siamo costruiti con forza e fatica ma non è giusto che gli spettacoli vivano soltanto all'interno della nostra casa di ricerca sarebbe bello poterli portare in giro ed è molto dura perchè in questo momento non ci sono le economie in Italia. Non esistono quasi più gruppi ed un grave danno per gli attori anche che non sono più in grado di lavorare in gruppo e soprattutto per i registi e per gli scenografi che non hanno più la possibilità di lavorare su macchine sceniche. Si lavora con una sedia, un tavolino, un leggio veramente una povertà di mezzi assoluta per una persona che studia scenografia alle belle arti, tutto quello che studia non lo può applicare se non al teatro dell'opera.
Alessandra Fantini